CASTELLO REALE Tommaso III di Savoia fece costruire il primo impianto del Castello nel 1227, con le funzioni di vera e propria fortezza. Nella seconda metà del Quattrocento Jolanda di Valois lo fece ingrandire. L'aspetto allora assunto era quello di una dimora ducale: le due torri circolari della facciata principale testimoniano ancora questa fase. All'inizio del Seicento l'architetto Carlo di Castellamonte fu incaricato della prima trasformazione; successivamente, Andrea Costaguta e l'architetto ducale Amedeo di Castellamonte seguirono i lavori di ricostruzione e ampliamento della residenza che, da fortezza, fu trasformata progressivamente in dimora di delizie e in sede di un'elegante vita di corte. Il Castello assunse così una particolare importanza nell'ambito del circuito delle maisons de plaisance regali: fu luogo di soggiorno, di feste, di incontri e avvenimenti politici e dinastici. La configurazione che oggi si può apprezzare è in effetti quella sei-settecentesca. Dall'inizio del Settecento il Castello costituì, con la Reggia della Venaria Reale, la Villa della Regina e la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la "corona di delitie". Intorno alla metà del Settecento, vi lavorò anche Benedetto Alfieri. Nella seconda metà del Settecento, durante il regno di Vittorio Amedeo III, l'architetto messinese Francesco Martinez, nipote e allievo di Filippo Juvarra, intervenne sia sulle strutture del Castello, sia sul grande parco, sia sui giardini. Operarono per gli arredi e le decorazioni grandi artisti.
Martinez ridisegnò il parco - luogo centrale della vita di corte, destinato a passeggiate, feste e battute di caccia - e furono realizzati giardini con aiuole, fontane, giochi d'acqua, statue e la "carrozzera" (l'attuale "giardino delle rose"). Gli interventi di abbellimento del Castello influenzarono il gusto locale e contribuirono a nobilitare l'aspetto della Città, dei palazzi gentilizi barocchi e delle ville in collina che i nobili avevano fatto costruire. L'occupazione francese causò gravi danni anche a Moncalieri. In particolare, il Castello venne utilizzato come ospedale militare, caserma e carcere; in questo periodo furono vendute molte porzioni del parco. Terminata la guerra, Vittorio Emanuele I fece realizzare interventi per riparare i danni e diede avvio a nuove trasformazioni. Quando il trono, dopo Carlo Felice, nel 1831, passò al ramo Savoia-Carignano, Carlo Alberto (1798-1849) fece rinnovare il Castello dall'architetto bolognese Pelagio Palagi e promosse numerose opere pubbliche a Moncalieri. Vittorio Emanuele II (1820-1878) fece modificare il primo piano della Residenza e vi fece realizzare i propri appartamenti. Da qui il Re promulgò il Proclama di Moncalieri (1849), con cui, sciolta la Camera dei Deputati, fece approvare alla Camera neocostituita la pace con l'Austria. Maria Clotilde di Savoia (1843-1911), figlia primogenita di Vittorio Emanuele II - detta la "santa di Moncalieri" - abitò qui a lungo; così anche sua figlia Maria Letizia. Il Castello fu spogliato a più riprese dei suoi preziosi arredi, smembrati soprattutto a partire dagli anni Trenta del Novecento. Vittorio Emanuele III lo cedette al Demanio di Stato. Nel 1948 il Castello fu preso in consegna dall'Arma dei Carabinieri e oggi larga parte della struttura è sede del I Battaglione "Piemonte". Il Castello di Moncalieri fa parte del circuito delle Residenze Sabaude e come tale è stato iscritto nel 1997 nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Nella manica centrale si trovano: al primo piano lato est, la cappella reale, gli appartamenti del re; al piano terra lato ovest, gli appartamenti della principessa Maria Letizia e, al primo piano lato ovest, gli appartamenti della principessa Maria Clotilde (non visitabili). Il parco - non visitabile - conserva oggi la configurazione che aveva alla metà dell'Ottocento, con una superficie di 100.000 mq ripartiti in parco vero e proprio, bosco e giardino, con vasche, un ninfeo seicentesco, un la-ghetto artificiale, fontane, giochi d'acqua, la torre del Roccolo, la casa del Vignolante.
CASTELVECCHIO Si raggiunge, da Testona, attraverso strada San Michele, con un percorso tra i più belli della collina di Moncalieri; oppure, più agevolmente, attraverso il viale della Rimembranza, costeggiando il Castello e quindi percorrendo strada Castelvecchio. L'antico castello di Testona, l'attuale Castelvecchio, era sede suburbana dei vescovi di Torino. In bellissima posizione sulla collina, affacciato verso le Alpi occidentali, era un rifugio sicuro, a pochi chilometri dal capoluogo. Nell'XI secolo il vescovo Landolfo lo fece cingere di mura e rafforzare con una torre. Nei pressi, vi era l'antica cappella di San Michele. Ne rimane oggi traccia nel nome della bella via collinare, in un pilone votivo e in un culto ancora vivo nella zona, celebrato tutti gli anni il 29 settembre, con la fine della vendemmia. Il Castelvecchio fu la dimora preferita dal vescovo Arduino di Valperga, al quale fu ceduto dai Signori di Piossasco insieme al contado di Testona, e successivamente fu a lungo conteso dai Savoia. Nel Quattrocento passò ai conti Vagnone di Trofarello, che lo trasformarono da fortezza in luogo di villeggiatura. Le finestre crociate in cotto e il cortile testimoniano la fase rinascimentale. Fu poi sempre dimora gentilizia e divenne oggetto di diversi passaggi di proprietà. Sul torrione meridionale sono leggibili gli stemmi delle famiglie che ne vennero in possesso. All'inizio del Novecento fu oggetto di un importante intervento di restauro. Il Castelvecchio è oggi frazionato in appartamenti per abitazione.
Visibile soltanto dall'esterno e non visitabile: si tratta di proprietà privata.
CASTELLO DI REVIGLIASCO Nella frazione, posta su un'altura, sono attestati ritrovamenti di epoca romana. Nell'XII secolo i Signori di Revigliasco controllavano una vasta area intorno a Testona: qui si rifugiarono gli abitanti di Celle, distrutta dalle truppe di Federico Barbarossa, unite a quelle del marchese del Monferrato contro Asti e Chieri. Soprattutto a partire dal XIII secolo, Revigliasco divenne un importante centro sotto il profilo politico ed economico, data la sua posizione strategica tra Chieri e Torino. Si mantenne autonoma e separata rispetto a Moncalieri per secoli, sino al 1929, quando vi fu aggregata. La frazione è dominata dalla seicentesca chiesa parrocchiale di San Martino , costruita su un edificio precedente e oggetto di un considerevole rifacimento a fine Ottocento. Si accede attraverso una lunga scalinata in pietra. Vi si conserva un bellissimo trittico cinquecentesco. Il campanile ha la particolarità di essere monco. Il vicino castello è un massiccio edificio di impianto medievale che ha subito numerose trasformazioni, soprattutto nel Settecento. I suoi arredi sono andati dispersi verso la metà del secolo scorso. E' oggi di proprietà del Comune di Moncalieri, che l'ha acquistato dagli ultimi proprietari, Beria d'Argentine. Tra il Settecento e l'Ottocento Revigliasco divenne nota meta di villeggiatura e residenza estiva per molte famiglie nobili di Torino, tra cui la famiglia di Massimo D'Azeglio. Fu considerata la "riviera di Torino" per l'esposizione favorevole e per la varietà di microclimi. Territorio boschivo, campi e pascoli caratterizzavano il paesaggio; cereali e viti costituivano il perno dell'attività agricola, di cui il paese viveva. Ancora oggi vivai, giardini, serre e orti di primizie sviluppano e portano avanti l'antica vocazione di questa terra per l'orticoltura e la floricoltura.
CASTELLO DE LA ROTTA
La Rotta è l'ultima frazione di Moncalieri verso Villastellone. Il castello , costruito nel Medioevo, era proprietà dei Templari, passò poi ai Cavalieri Gerosolimitani; oggi è teatro di leggende di fantasmi. Il fossato, la torre, le decorazioni in cotto, le eleganti bifore, una lapide quattrocentesca ne raccontano brani di storia.
CASTELLO DI MORIONDO
Scavi archeologi hanno attestato nella borgata Moriondo , al confine con Trofarello, la presenza di tombe romane e longobarde; sono inoltre ancora visibili i ruderi del castello .
INDICE
Castello Reale
Castelvecchio
Castello di Revigliasco
Castello de La Rotta
Castello di Moriondo
(da: L. Pompeo, "Moncalieri. Guida alla Città accessibile", 2007)