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Le Servente

foto di una scena

Teatro Matteotti - venerdì 18 FEBBRAIO ore 21
EVA MARIA CISCHINO - COSTANZA MARIA FROLA
LE SERVENTE
di Vittorio Sivera
soggetto e regia Maurizio Bàbuin
poetiche Frederic Mistral, Antonio Bodrero
scene e luci Marco Ferrero
costumi Rossana Dassetto Daidone 
S
ANTIBRIGANTI TEATRO

Due ragazze quasi cent'anni fa in una delle valli del Piemonte.
L'incontro casuale.
L'attesa del ritorno delle persone amate: una al fronte, l'altra disertore.
Il desiderio di affrancarsi da una condizione e da un destino che pare ineluttabile.
La fuga: da un luogo, da una condizione umiliante, alla ricerca di qualcuno, qualcosa.
La montagna come alleata.
L'incomprensione reciproca e lo scontro su cosa è giusto e cosa non lo è.
Non c'è più nessuno da aspettare, nessun ritorno. La scelta. Una storia semplice. Storia d'amore.
Ascoltando i racconti o leggendo e rileggendo le storie e le cronache dei periodi bellici, si resta drammaticamente colpiti dall'impatto "frontale" dell' evento: morti, feriti, distruzioni, prigionie, torture e quant'altro di peggio la guerra produce appena si palesa. Ma non sono da sottovalutare, anzi si possono considerare sullo stesso piano, le conseguenze e le ricadute che l'evento conflitto, una volta manifestatosi, ha da sempre sulle genti e i territori anche non direttamente interessati. Le categorie che hanno subìto più di altre tali conseguenze, sono le donne e i bambini.
E' forse anche per questa sorte che le donne delle vallate che raccontiamo, così come di qualsiasi altro luogo, sono diventate "l'anello forte". Le due protagoniste, poco più che adolescenti, sentono sulla loro persona il peso di un conflitto, che anche se distante, avrà un ruolo determinante sulle loro scelte di vita. La terra stessa che
decidono di "esplorare", la montagna delle vallate in cui vivono, pur non toccata dalla guerra, echeggia comunque lo sferragliare di armi e di battaglie del passato, suggestionando visioni ed evocando presenze. Così, la fuga in atto si risolve con una scelta che è al tempo stesso ribellione e ricerca forte, sincera e poetica di radici antiche e nuove. Nuove come quelle che oggi portano alcuni giovani, non solo italiani, a ripopolare la montagna, quella più aspra, con borgate e paesi finora abbandonati.
Lo spettacolo riflette una storia di ragazzi di ieri che vanno, come oggi, scientemente controcorrente